lunedì 22 dicembre 2008

Best of 2008

In due parole, senza troppi fronzoli e in ordine alfabetico, vado a illustrarvi il meglio del 2008 secondo l'insindacabile opinione del sottoscritto!

Best Album - La categoria in cui la scelta è stata più dura, certamente. Tanto Bob Catley quanto i Journey, infatti, hanno prodotto dischi di qualità eccelsa. Alla fine, il mio voto va al cantante dei Magnum, la cui fatica solista, "Immortal" è un concentrato di magia, epicità, melodia e sentimento.


La splendida voce di Bob svetta come sempre, ed è splendidamente accompagnata da una band di musicisti di talento, tra cui spicca e merita una citazione - ovviamente, essendo l'autore di tutti i brani - Magnus Karlsson. Un album da ascoltare e riascoltare, immediato ma al tempo stesso profondo, di quelli che ti catturano subito ma che non mostrano segni di cedimento dopo pochi ascolti, anzi. Da avere assolutamente, come del resto vi avevo già detto.

Best Book - Qui devo necessariamente staccarmi dall'attualità e scegliere il mio libro preferito non tra quelli pubblicati nel 2008, ma tra quelli letti dal sottoscritto in quest'anno che si avvia ormai alla conclusione. Che dire: scelgo, senza esitazione alcuna, Il Gioco di Ender di Orson Scott Card.


Fantascienza intelligente al suo meglio, che appassiona dalla prima all'ultima pagina e, nel finale, regala un paio di colpi di scena favolosi, che danno anche qualche ottimo spunto di riflessione. Come dovrebbe sempre fare la sci-fi che aspira ad essere qualcosa di più che un prodotto da consumare e dimenticare. Sul comodino, mi aspettano i due sequel, nella speranza che siano all'altezza di questo splendido gioiello.

Best Comic Book - Non può che essere il gran finale di All-Star Superman, di Grant Morrison e Frank Quitely.


All-Star Superman è il capolavoro di Morrison, è migliore interpretazione moderna del mito dell'Uomo d'Acciaio (forse la migliore di sempre), quella che più di ogni altra ne cattura la magia e l'essenza; il tutto, ovviamente, anche grazie al tratto fatato di Quitely, all'impeccabile recitazione dei suoi personaggi, alla sua visionarietà, alla sua sintesi perfetta tra epica americana e sensibilità europea. Ora, non resta che aspettare l'inevitabile ristampa Absolute tra un paio d'anni. Sì: è così bello che vale la pena di averne due versioni.

Best Movie - Ammetto di non essere andato molto al cinema, quest'anno: troppi altri impegni e troppe altre spese. Però, tra i film che ho visto, il mio voto va sicuramente all'imprescindibile Cavaliere Oscuro!


Mi sono dilungato fin troppo sul film nel post che trovate linkato qui sopra, quindi eviterò sproloqui. Dico solo che trovo The Dark Knight il miglior film live-action sui supereroi che sia mai stato realizzato, e un grandissimo film in assoluto.

Best Videogame - Scelta parecchio difficile anche qui. Dopo un 2007 di grazia, anche il 2008 ha portato in dote a tutti i gamer una serie eccezionale di titoli di altissima qualità. Stiamo veramente vivendo un momento d'oro, in cui la creatività e la tecnologia vanno a braccetto per proporre titoli tanto belli da vedere quanto divertenti da giocare, e, ormai sempre più spesso, anche dotati di storie intelligenti e accattivanti. L'elenco di tutti i giochi di valore pubblicati quest'anno per le varie piattaforme porterebbe via chissà quante righe, e alla fin fine mi ritroverei a fare uno sterile elenco di nomi, quindi andiamo subito al dunque. Il mio voto in questa categoria va al capolavoro di Bethesda: Fallout 3



Anche di questo gioco ho già parlato diffusamente nel post linkato. Un vero must, uno dei migliori giochi di questa generazione, immenso e profondo, coinvolgente e cinematografico... Ma soprattutto, dannatamente divertente. Un grandissimo sforzo produttivo, coronato dal successo.
Doveroso citare gli altri titoli che, a mio parere, meritano la piazza d'onore: Fable II e Dead Space. Altri due giochi davvero eccezionali, che non dovrebbero mancare nelle vostre collezioni.

E questo è tutto per il Best of 2008 di Deep Sound 9!

venerdì 19 dicembre 2008

Star Trek

Il "Widget" del nuovo Star Trek arriva su DS9 (il blog... Non la serie TV)!

Fatelo girare!

martedì 16 dicembre 2008

Transcending History and the World

Mi sono reso conto di aver dimenticato questa recensione tra le bozze per mesi... La pubblico adesso, per la serie "non è mai troppo tardi". Enjoy!



E' finalmente uscito Soul Calibur IV, primo episodio della saga di Namco a fare la sua comparsa sulle console di questa generazione (per chi non l'avesse capito, sto parlando di Xbox 360 e PS3).
Che dire? Dal punto di vista del gameplay, non è molto più di una versione ipervitaminizzata di Soul Calibur III; le innovazioni (equipaggiamento che si deteriora e si distrugge sotto i colpi dell'avversario, introduzione delle critical finish e di blandi elementi RPG) non sono così rilevanti da poter parlare di gioco rivoluzionato e/o veramente nuovo. D'altro canto, se c'è un genere dove non ci aspetteremmo grandi cambiamenti, è proprio quello dei picchiaduro 3-D: il fatto che sia un "more of the same" non intacca affatto il godimento di quello che è un videogame veramente addittivo e divertente, quanto e più degli episodi precedenti. Se poi avete anche qualche amico da sfidare, dal vivo o su Xbox Live/PSN, si tratta di un acquisto obbligato, visto che come sempre il lavoro di Namco è stato eccellente.

Detto questo, non è che non ci sia proprio nulla di nuovo. L'editor dei personaggi è stato potenziato all'inverosimile, e adesso è veramente completo, è quasi un gioco a parte. Potete sia creare combattenti del tutto originalii, basati ovviamente su stile e mosse di quelli esistenti, sia nuovi costumi per questi ultimi. La quantità di slot è talmente elevata che solo i veri fanatici dell'editing come il sottoscritto si troveranno a dover fare delle scelte per mancanza di spazio... Anche se, a dire il vero, un paio di slot dovrete necessariamente riservarli a personaggi da modificare di volta in volta ad hoc per ogni singolo piano della Torre delle Anime: sempre che vogliate arrivare in fondo a questa modalità, tanto addittiva quanto, a tratti, "cattiva". Tanto cattiva che per un paio di piani ammetto di aver dovuto ricorrere all'aiuto di youtube per individuare la strategia vincente.

Il gioco è appagante per tutti, dall'appassionato al casual gamer, come è caratteristica di ogni episodio di SC, e ne fa una scelta ideale tanto per chi vuole sfogarsi in single player quanto per le serate con gli amici. Anche l'online è eccellente, e del resto non poteva essere altrimenti: il multiplayer è da sempre il vero punto forza del genere, e non implementarlo come si deve significherebbe darsi la zappa sui piedi da soli.


In definitiva, un gioco consigliatissimo, anche se forse superfluo - paradossalmente - soprattutto per i fan di vecchia data della saga, vista la mancanza di innovazioni significative. Personalmente, lo adoro, soprattutto perché l'unico altro episodio che ho è il 2, e non posso rigiocarci non avendo più la PS2 a casa.

Quasi dimenticavo: se qualcuno volesse sfidarmi, le spade di Cervantes sono sempre a vostra disposizione! Meglio se davanti ad una bella birra...

martedì 2 dicembre 2008

Il capolavoro che non t'aspetti

In un mondo in cui Internet ci permette di seguire qualsiasi progetto dalla culla alla tomba, in cui a furia di anticipazioni, teaser, trailer, preview e chi più ne ha più ne metta abbiamo ormai le idee chiarissime su un prodotto molto prima di averlo visto, letto, provato, è un vero piacere scoprire di poter essere ancora sorpresi. Mi è capitato - alla grande - con Fallout 3.
Sarò sincero: non mi aspettavo affatto, a giudicare dai filmati e dalle info che erano circolate in rete prima delle recensioni ufficiali, che il gioco fosse così bello. 
Un pò l'ambientazione post-atomica (sia pure resta molto più gustosa dall'iniezione di uno stile anni '50 che gli dà un look da fantascienza retrò davvero interessante), che non è di quelle che mi incuriosiscono a priori; un pò il richiamo a una serie storica di RPG su PC della quale però non ho alcuna esperienza; soprattutto, il legame evidente con la precedente opera di Bethesda, The Elder Scrolls IV: Oblivion, indubbiamente bello ma con alcuni difetti che a mio parere minano molto l'esperienza di gioco, mi facevano essere un pò scettico. Tanto che avevo quasi pensato di rimandare l'acquisto a quando sarebbe costato un pò meno, o a quando fossero comparse le prime copie usate. 

Poi, è successo che... Il gioco è uscito, accompagnato da recensioni tutte entusiaste, con voti altissimi e commenti che mi hanno incuriosito sempre di più. Il colpo di grazia me lo ha dato l'aver visto dal vivo la splendida Limited Edition: un lunchbox sponsorizzato dalla Vault-Tech, l'azienda costruttrice di rifugi antiatomici presente nel gioco, contenente, oltre al gioco, un art-book, un DVD making of e una bambolina bubblhead a foggia di Vault-Boy. Una di quelle splendide edizioni che ti fanno pensare "è così che si combatte la pirateria". Complice la possibilità di averla ad un prezzo molto molto inferiore (lavorare nel campo dovrà pure avere qualche bonus che compensi le rotture di scatole!), non ho saputo resistere e me la sono portata a casa.















Ho messo il DVD nell'Xbox per provare il gioco, pensando "beh, faccio il tutorial, poi lo metto in stand-by finché non ho finito Fable II". Risultato? A finire in stand-by è stato il gioco di Lionhead!

Fallout 3 si sta dimostrando, per quanto l'ho giocato finora, tutto ciò che Oblivion avrebbe dovuto essere e non è stato - quantomeno, non fino in fondo. Un gioco immenso, un mondo da esplorare enorme e pieno di cose da fare e da scoprire, che dà totale libertà nel farlo, ma che al tempo stesso ha una coerenza e una vitalità assolute. Il problema principale del precedente RPG di Bethesda era proprio quello di essere sì enorme, ma in fondo molto ripetitivo, con tantissimi personaggi, ma tutti più o meno uguali, con le poche eccezioni di quelli coinvolti nella main quest. Chiudere gli Oblivion Gate era quanto di più noioso: ci giravano sempre gli stessi mostri e sostanziamente vi si facevano sempre le stesse cose, con l'unica differenza di dover occasionalmente girare a destra invece che a sinistra, o scendere una scala invece di attraversare un ponte. La storia principale non brillava certo per originalità, e anche le side quest erano - con un paio di lodevoli eccezioni - troppo banali e poco interessanti. In Fallout 3, Bethesda ha imparato la lezione, ha capito che era meglio sacrificare un pò di quantità in favore di una maggiore qualità, e così facendo ha dato al suo nuovo gioco un'anima che il suo predecessore non aveva, senza per questo rinunciare a dimensioni comunque mastodontiche, tanto che servono almeno un centinaio di ore per un completamento totale.

Mi spiegherò meglio con un esempio. In Elder Scrolls IV era possibile parlare praticamente con tutti, ma in sostanza ripetevano sempre le stesse frasi fatte, oltretutto spesso con la stessa voce, visto che ovviamente la presenza di così tanti personaggi rendeva impossibile differenziare più di tanto (ci sarebbero voluti centinaia di doppiatori, che sarebbe costati più di tutto lo sviluppo del gioco). In Fallout 3, i PNG che non fanno solo presenza, quelli con cui potete effettivamente avere una conversazione, sono molti meno, ma sono tutti molto ben caratterizzati. Non sembrano una serie di cloni dal diverso colore di capelli, anzi. Ognuno di loro ha una storia da raccontare, e pure interessante.  Peraltro, l'ambientazione post-atomica fornisce anche una perfetta giustificazione "interna" al fatto che il mondo di gioco non sia particolarmente affollato. 
La qualità della scrittura è decisamente superiore anche per quel che riguarda le trame. Sia la main quest che le side sono davvero ben realizzate, hanno un sacco di colpi di scena e di belle idee, e sono molto più articolate.  

Ottima anche l'interfaccia di gioco. La gestione dell'inventario è di gran lunga più sensata e funzionale di tutti gli altri RPG su console, e il fatto di aver mascherato il tutto come interfaccia del pip-boy (l'accrocchio da polso che viene regalato al giocatore durante il tutorial) è una bella idea per non spezzare l'illusione e l'immedesimazione. Anche il sistema di combattimento, pur non essendo perfetto, è molto ben studiato e a tratti davvero esaltante: andare in modalità V.A.T.S. (nella versione italiana, S.P.A.V.) e far saltare la testa a un supermutante con un colpo di doppietta ben piazzato, o ridurre un predatore a un mucchietto di cenere fumante grazie a una scarica di pistola laser è sempre una soddisfazione. La visuale, che passa dalla prima persona ad una terza di stampo cinematografico, contribuisce a rendere ancora più divertente il tutto. Certo, sprecare uno slot di abilità per prendere una skill aggiuntiva che non altro che far esplodere molto più spesso i nemici morenti in mille pezzi sanguinolenti è un pò eccessivo, ma sicuramente farà la felicità dei fan del gore.

Certo, la splendida ambientazione mutuata dagli episodi precedenti della serie contribuisce non poco a rendere Fallout 3 un'esperienza eccezionale. E anche qui, bisogna togliersi il cappello davanti a Bethesda, che ha saputo portare il look post-apocalittico/anni '50 da fantascienza pulp nell'attuale generazione di giochi in maniera assolutamente mirabile. Dalla confezione lunch-box al design delle armi, dai distributori di Nuka Cola alla colonna sonora trasmessa da Galaxy News Radio e interamente composta di brani anni '30-'50, tutto è progettato e realizzato magnificamente, e la sensazione di trovarsi all'interno di un racconto di fantascienza pulp o di un film di Roger Corman con gli effetti speciali di oggi è davvero forte. Per non parlare di tutte le chicche nascoste qua e là la cui scoperta, per i veri appassionati del genere, rappresenterà un vero e proprio gioco-nel-gioco: i robot protettori stile Forbidden Planet, la side-quest intitolata "Those!", in cui troverete una cittadina alle prese con - ovviamente! - orribili formiconi giganti, e chi più ne ha più ne metta...

Insomma, io da Fallout 3 mi aspettavo un buon gioco. Salta fuori che, invece, è un capolavoro. Una bellissima sorpresa!