venerdì 18 luglio 2008

Benvenuto!


Lo ammetto: settimana scorsa, quando sembrava che il Milan dovesse decidere tra Ronaldinho e Adebayor, io speravo che prendessero il togolese. Giovane, potente, abile, e ideale per la squadra rossonera, che manca di un giocatore di quel tipo. Ok, c'è Borriello, ma deve ancora dimostrare di non essere un altro Gilardino. Con Ade, si sarebbe chiuso un buco tecnico/tattico e acquisito un giocatore di sicuro valore, di soli 24 anni. Sarebbe stato, in una parola, un acquisto sensato.

E Ronaldinho? Gioca in un ruolo in cui al Milan c'era già un certo Kakà (che non è precisamente l'ultimo degli stronzi). Viene da due stagioni travagliate in cui sembrava aver perso la voglia di giocare al calcio, di essere protagonista, e in cui passava più tempo in discoteca che sul campo. E' stato scaricato dal Barcellona, bollato come indesiderabile dal nuovo tecnico Guardiola. Insomma, è una scommessa, per una squadra che aveva bisogno di certezze.

Eppure...

Eppure, non appena si è saputo che il Milan e Adebayor erano vicinissimi, si è subito mosso con determinazione. De facto, è stato lui stesso - per tramite del suo fratello/procuratore - a far ripartire una trattativa che sembrava essersi arenata definitivamente. Per il Milan ha rinunciato a tanti, tantissimi soldi (si parla di quasi 12 milioni di euro). Per uno stadio che sapeva essere innamorato di lui, delle sue giocate, della sua magia. Per uno stadio che l'aveva osannato anche da avversario. Per la possibilità di giocare ancora ai massimi livelli, ancora in una società prestigiosa (con tutto il rispetto per il Manchester City, mi risulta difficile paragonarlo al Milan, anche non ragionando da tifoso rossonero). La sua convinzione, la sua voglia di vestire il rossonero è qualcosa che, da tifoso, non si può ignorare. In un calcio fatto sempre più di mercenari, di gente che guarda solo ed esclusivamente al denaro e che volta le spalle ai suoi supporters con irrisoria facilità (vero, Cristiano?) è un bel segnale. E contribuisce anche a farmi essere più ottimista sulla sua voglia di tornare ad essere il numero 1: se avesse voluto una tranquilla pensione già a 28 anni, il club di Shinawatra lo avrebbe letteralmente coperto di soldi, e non avrebbe avuto praticamente nessuna pressione. Ronaldinho arriva a Milano con le motivazioni giuste: su questo, gli ultimi giorni di trattativa hanno decisamente fugato i miei dubbi. E se si impegna come si deve, beh, è ancora uno dei 2/3 giocatori più forti del mondo. Uno dei più forti che si siano mai visti, capace di numeri da capogiro. Scusate se è poco.


E poi, c'è la magia. Quella magia che si è manifestata ieri sera a San Siro.

Non mi era mai capitato di vedere un entusiasmo simile per un giocatore, da parte dei tifosi rossoneri. In 40.000 sono andati allo stadio solo per vederlo, per applaudirlo, per incitarlo. Una grande festa, un evento mediatico che però è anche stata una dimostrazione d'amore, una di quelle magie che rendono bello il calcio, che esaltano la sua capacità di essere aggregatore sociale, di dare emozioni e far sorridere la gente. Ed è proprio il sorriso, la vera forza di Ronaldinho. Quel sorriso da cartoon, che si porta dietro ovunque vada, che esprime la gioia che il suo modo di giocare dà a lui così come agli altri, e che negli ultimi due anni si era offuscato. "Voglio dare tanta allegria ai tifosi del Milan": è stato questo il suo mantra, sin dal suo arrivo all'aeroporto.
Verso la fine dell'evento, Dinho aveva gli occhi lucidi, si vedeva che era emozionato davvero, travolto dall'affetto della gente di San Siro. Per tutta la serata, non ha mai smesso di sorridere. Scommettiamo che farà sorridere anche noi? E già solo per questo, per il suo impatto sul mondo Milan e sul calcio italiano, mi vien da pensare che forse, tutto sommato, mi sbagliavo, quando pensavo che altri giocatori ci sarebbero serviti maggiormente. Perché niente serve a una squadra più di chi sa dare un'emozione così.

Benvenuto, Ronaldinho.

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