mercoledì 14 novembre 2007

The neXt generation



Ho iniziato la settimana scorsa una rilettura dell'intero ciclo di Grant Morrison sugli X-Men, che furono per l'occasione rinominati "New X-Men", inaugurando una consuetudine (quella dell'aggiunta del "new" davanti al titolo per segnalare un revamp) che in casa Marvel dura ancora oggi.
Al di là della goduria instrinseca (e feticistica) di avere tra le mani gli spendidi HC Oversized che raccolgono tutta la run Morrisoniana, è la rilettura stessa, sono le storie, che mi stanno dando qualcosa. Come la prima volta, forse anche di più.

La mia passione per lo scrittore scozzese è ben nota a chi mi conosce, ma penso che lo sia altrettanto la mia onestà intellettuale nel cercare di vedere le sue opere per quello che sono: nel bene e nel male. Non ho risparmiato critiche alla sua recente gestione di Batman in coppia con Andy Kubert; al tempo stesso, non credo di dover risparmiare elogi nei confronti dei suoi X-Men. Intriganti, appassionanti, surreali, pop, futuristi, dissacranti, emozionanti: i NXM di Morrison sono tutto questo e anche di più. Sono, semplicemente, gli unici X-Men che valga davvero la pena di leggere tra tutti quelli usciti dopo la fine della prima run di Claremont.

A impressionarmi sempre, di Morrison, è il ritmo. Riesce a coinvolgermi, a tirarmi dentro la storia come nessun altro. E' lui il vero inventore della "Widescreen Action" nei fumetti americani, con buona pace di Warren Ellis e della sua (pregevole, sia chiaro) Authority. E' lui ad aver applicato meglio di ogni altro la lezione di Jack Kirby. Non a caso, in tempi più recenti rispetto a quelli dei suoi X-Men, Grant ha ripreso nei 7 Soldiers tanti personaggi e situazioni del Re, oltre allo stile di pubblicazione da questi introdotto con la saga del IV Mondo (attualmente in corso di ristampa in degli imperdibili volumi Omnibus, su cui conto di tornare in futuro). Leggere alcune sue storie è veramente come assistere ad un grande action movie americano, tutto effetti speciali e personaggi "cool", ma con in aggiunta un tocco di follia, di surrealismo, e dei riferimenti culturali non proprio d'accatto. Azione intelligente: un'autentica rarità.

In New X-Men, però, non c'è solo questo: c'è anche un'attenzione enorme ai personaggi, c'è la voglia di farli crescere, cambiare, evolvere. E se ci sono dei personaggi che dovrebbero sempre farlo, quelli sono proprio gli X-Men: evoluzione è la loro parola chiave, sin dalle origini. E Morrison, negli ultimi anni, è l'unico ad averla applicata. Peccato che poi tutto quello che ha fatto sia stato cancellato a posteriori dai piani alti della Marvel, più interessati al licensing che ai fumetti. Comprensibile, visto che parliamo di un'azienda a scopo di lucro. Ma triste per chi ha apprezzato e amato i mutanti X nei loro periodi più coraggiosi.

Se avete voglia di leggere di mutanti che siano davvero tali (e quindi non solo supermodelli con superpoteri, ma anche e soprattutto freak), e quindi credibili al 100%, anche nel 2000, come oggetto di diffidenza da parte dei comuni umani; se volete vedere personaggi stereotipati assumere di colpo spessore, personalità e significato; se volete ritmo, azione e pericolo; se volete colpi di scena folli; se volete pop-culture a go-go; se volete storie con più piani di lettura, adatte al neofita quanto al lettore navigato e consapevole, beh, qui c'è roba per voi. E tanta, anche! E poi, la ristampa in volumi 100% Marvel da parte di Panini sta rendendo questo ciclo di nuovo facilmente reperibile anche in Italia (sebbene sia comunque consigliabile, potendo, leggere la versione originale, per non perdersi nessuna sfumatura linguistica... Ma questo è un altro discorso). Insomma, non avete scuse.

Ah, visto che parliamo di fumetti... Fatemi dire due parole anche sui disegni, che è dovuto. Ad accompagnare i testi di Morrison, si sono alternati diversi artisti, purtroppo molto mal gestiti dalla Marvel. Un talento come Igor Kordey costretto a disegnare 22 pagine in due settimane scarse è uno spreco incredibile, e infatti le sue tavole risultano tra le peggiori da lui prodotte nella sua carriera... Pur mantenendo quella chiarezza di narrazione che altri non ottengono in una vita, figuriamoci in pochi giorni. Anche Ethan Van Sciver, che pure ha fatto un lavoro discreto, ha sicuramente dato di meglio in seguito, con delle schedule più adeguate ai suoi tempi di lavoro.
Le storie migliori del lotto, dal punto di vista grafico, restano quindi quelle di Frank Quitely, il cui nome era abbastanza "forte" al tempo della pubblicazione da potergli permettere di prendersi il tempo necessario per lavorare al meglio. E io mi chiedo: alla Marvel non immaginavano che Quitely non sarebbe stato in grado di tenere una scadenza mensile, e che era meglio avere pronti dei backup artist capaci di lavorare rapidamente, alla Bagley, invece che uno come Kordey? Mah. Ecco, se c'è una pecca in questo ciclo è proprio la scarsa continuità grafica. Ma questo non dovrebbe frenarvi, perché i New X-Men di Morrison restano comunque tra le opere più interessanti dei comics degli ultimi anni, e uno dei primi e più convincenti tentativi di portare il fumetto USA nel nuovo millenio.

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